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La Russia di Putin di Anna Politkovskaja

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Sa di tragedia il libro di Anna Politkovskaja.

Ne ha tutto l'impasto greve e al tema si lancia dura con rari sprazzi di serenità.

L'itinere è sempre sorvegliato dalla cupezza della Storia che serra questa nazione e la fatalità dei suoi bagni di sangue.

Perché ancora figli della forma mentis sovietica: non contraddire mai i superiori ed eseguire gli ordini

Si tratta solo di un periodo: la Russia di Putin e cosa è successo nel paese con il suo avvento. Dal 2000 al solo 2004. I suoi primi quattro anni!

Nell'incipit è spiegato il motivo del libro: Putin tenente colonnello del nefasto KGB soffoca ogni forma di libertà, come ha sempre fatto nella precedente professione, profanando qualunque cosa tocchi.

Ha persino abolito, nel 2013, l'elezione diretta dei governatori, stracciando la Costituzione, in modo che solo UNO possa decidere.

Ma noi non possiamo, grida Anna Politkovskaja, tollerare altri decenni di glaciazione per noi, figli, nipoti.

 

Il racconto inizia con la II guerra cecena, voluta da Putin, nazione che la giornalista ben conosceva per aver vinto nel 2000 il Golden Pen Award dei giornalisti russi per le cronache dal fronte della prima guerra.

Prosegue analizzando la società parlando di singole storie, della tragica quotidianità.

La penosa odissea d'una madre alla ricerca del cadavere del figlio caduto in battaglia.

Normali violenze degli ufficiali delle forze armate verso i soldati inferiori.

Stupro e uccisione d'una ragazza cecena da parte d'un colonnello e processi farsa.

La storia del capitano Dikij, dimenticato da Mosca col suo sommergibile atomico.

Ladrocini di successo.

Dopo i primi capitoli l'angoscia ti prende e ti chiedi perché la giornalista

abbia proseguito infaticabile nonostante la scia di sangue che la precedeva.

E che non si sarebbe certo interrotta! Sono infatti oltre 300 i giornalisti spariti o uccisi in Russia dal 1993!

Forse perché è la rara scuola del giornalismo d'inchiesta che ci ha svelato l'origine delle rapide fortune dei nuovi oligarchi, formatisi nei dieci anni del disfacimento dell'URSS, con proprietà statali passate gratis alla criminalità.

Dopo i vani tentativi della riforma Él'cin, la distorsione del sistema giudiziario viene completata da Putin, tornando al bolscevismo.

Risultato: nessuno in Russia chiede più giustizia perché i tribunali, come il resto della società, sono corrotti sino all'osso.

Il libro è un'interminabile accusa alle forze armate ed al loro comandate in capo e la conseguente impermeabilità alla democrazia. In Cecenia è stato loro permesso di comportarsi come in un poligono di tiro senza nessuno intorno, bambini compresi!

 

 

 

 

 

L'efferata guerra ha tolto ai Russi quel poco di umano che rimaneva. Le conseguenti stragi d'innocenti non hanno minimamente scosso il paese. Perché, scrive la la Politkovskaja, negli ultimi anni siamo diventati molto più rozzi e molto più vili. Ma i veri responsabili siamo noi che ci limitiamo a dei borbottii da cucina, anche assuefatti alla banalità della ricerca del nemico ad ogni costo.

Alla fine Valdimir Vladimirovič Putin diventa Akakij Akakievič Bašmačkin

(Putin II), lo scialbo personaggio del Cappotto gogoliano che brama certezze che non possiede ricercandone perciò solo la parvenza.

Che cosa glielo fa detestare al punto di dedicargli un libro di 370 pagine si chiede?

Putin può distruggerci se lo desidera. Lui è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in un tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Ed io non voglio che accada di nuovo”.

Il libro verrà terminato il 6 maggio 2004, il giorno prima che Putin, il vendicativo con la formamentis del KGB e l'aspetto scialbo di chi non è riuscito a diventare colonnello, tornerà ad insediarsi per la seconda volta sul trono di tutte le Russie.

Ha spezzato la Russia e l'ha costretta ad inchinarsi a lui, ma a differenza di Akakij Akakievič Bašmačkin non attenderà d'esser fantasma per vendicarsi della mala sorte.

Infatti dopo 10 anni di guerra, la strage di Beslan e le donne kamikaze, riuscirà a terminare la guerra cecena con la riduzione in macerie dell'intero paese.

La rielezione sarà comunque preceduta da un coro di osanna in Occidente: Blair, Schroeder, Chirac, Bush junior ma specialmente Silvio Berlusconi, il caro Silvio che di lui è invaghito ed è il suo paladino in Europa

 

Postscriptum

Il 10 luglio 2004 vengono uccisi il giornalista Pavel Chlebnikov e Viktor Čerepkov deputato, uno pochi non obbedienti della Duma, per impedirgli di diventare sindaco di Vladivostok.

 

Il 1 settembre 2004 la Politkovskaja partirà immediatamente per Beslan, all'inizio del sequestro che terminerà due giorni dopo con 334 morti, dopo l'intervento gassificatore putiniano.

Il suo viaggio però s'interromperà subito perché si tentò d'avvelenarla.

 

Sarà assassinata il 7 ottobre 2006.

Giorno del compleanno di Putin!


La voce di Anna Politkovskaja, forse l'unica che aveva compreso le sue intenzioni sin dal 2004, continua ad ammonirci. Ricorda la pericolosità di un autocrate che ha invaso una libera nazione come l'Ucraina, incedendo col suo vacuo sorriso su migliaia di cadaveri e gettando l'Europa ed il mondo intero nel baratro di una nuova guerra.

 

 

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